S/PAESAMENTI STABILI

PhotoProse

Tag: Oscar Niemeyer

Jazz on the Coast: Dado Moroni Trio

bozza jazz ravello

Se la musica è nell’anima del Brasile, così come è anche in quella della nostra terra, allora è più facile comprendere perché Oscar Niemeyer nel concepire l’Auditorium di Ravello abbia pensato ad un’opera che potesse contenerla al meglio e che con la terra fosse in comunicazione.
Non v’è dunque modo migliore di proseguire in questa sua direzione che cercare di mantenere ben saldo il connubio di tutti questi elementi: architettura musica e paesaggio
Ed è con questo spirito che Jazz on the Coast, dopo aver mancato il suo appuntamento estivo ( i motivi ormai sono divenuti un leit-motiv…noto a tutti) si presenta in versione natalizia. Lo fa con un evento che rispecchia lo stile e la qualità con cui si è sempre contraddistinto.
Dopo le edizioni tenutesi a Minori, luogo di nascita della manifestazione, e dopo un paio di edizioni migrate nella vicina Maiori, dopo aver diffuso le note di un jazz d’autore nella suggestione delle varie location (penso ai costoni di roccia a fare da cassa di risonanza dei teatri all’aperto di Minori, all’anfiteatro naturale del porto di Maiori, fino a quella incantevole della Villa Romana della scorsa edizione) Jazz on the Coast si reinventa a Ravello dove il 27 dicembre l’Auditorium “ Oscar Niemeyer” accoglierà Dado Moroni Trio.
Un unico evento di una diciottesima edizione che andava fatta, e con cui ancora una volta Jazz on the Coast, in questa sua veste migrante, rivela la sua capacità sia di interpretare al meglio il senso della musica sia di dimostrare la propria visione ampia e lungimirante.
Infatti se è vero che non tutti i mali vengono per nuocere, è vero anche che passione tenacia e intelligenza possono trasformarli in occasioni non solo da cogliere ma anche a cui fare riferimento per le programmazioni future. La musica, l’arte tutta è movimento e proporsi in più ambiti è tutto sommato molto positivo.
È una direzione meno campanilistica di quella con cui qui solitamente vengono considerati e strutturati i vari eventi i quali spesso si sovrappongono o,  inutilmente sovraccaricati,  finiscono col rendere i paesi della Costiera più che  teatri culturali  supermercati  da cui si esce altrettanto spesso con qualcosa che in fin dei conti non serviva affatto.
Un solo evento dunque per questa manifestazione  ma mantenendo sempre alta la qualità, un unico evento in una insolita versione invernale e in un nuovo scenario che sono certa vi stupirà, un unico evento che più che sottolineare le difficoltà  mi  auguro possa rappresentare invece la base per un rilancio e per nuove vie di collaborazione.

 

DADO  MORONI

Nato nel 1962 a Genova,è uno dei pianisti jazz italiani più richiesti in Europa e in america.  Grazie ai dischi dei suoi genitori si innamora del jazz alla tenera età di quattro anni ed inizia a suonare il piano. A soli diciassette anni registra il suo primo lavoro discografico con Tullio De Piscopo ed il bassista statunitense Julius Farmer. Oggi può vantare il prestigio di essere uno dei musicisti italiani più stimati negli Stati Uniti (Ron Carter lo considera uno dei suoi pianisti preferiti).Nel 1987 viene chiamato,unico europeo, insieme ai pianisti Hank Jones,Barry Harris e Roland Hanna,a far parte della giuria del premio internazionale pianistico Thelonious Monk,svoltosi a Washington.Nel 1988 effettua una tournèe in sette paesi africani con il sestetto di Alvin Queen per conto del Dipartimento di Stato americano.

 In Italia e all’estero vanta una serie infinita di collaborazioni, tra le quali spiccano: Chet Baker, Freddie Hubbard, Clark Terry, Billy Cobham, Jimmy Owens,Tom Harrell.

E’ impressionante la lista dei festival ai quali ha partecipato: non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Asia, collaborando con artisti di fama mondiale, tra i quali: Phil Woods, Tony Scott, Wynton Marsalis, Tom Harrel, Johnny Griffin.Niels-Henning Oersted Pedersen, Freddie Hubbard, Harry “Sweets” Edison, Ron Carter e molti altri ancora.

Da ricordare la collaborazione con due gruppi storici: la “Paris Reunion” (con Joe Henderson, Curtis Fuller, Woody Shaw, Johnny Griffin e Jimmy Woode) e la “Mingus Dynasty” (con Danny Richmond, John Handy, Jinny Knepper, Craig Handy e Reggie Johnson).

A tutt’oggi ha  inciso oltre 50 Cd per importanti etichette discografiche quali Sony,Concorde,Contemporary Telarc,Enja,TCB Record.

Ad accompagnare Dado Moroni due fra i migliori musicisti italiani :

ARES TAVOLAZZI

Nel 1973 entra a far parte del gruppo storico d’avanguardia degli AREA con i quali registra oltre dieci LP e partecipa a  importanti manifestazioni quali  il “Festival de l’Humanité” a Parigi,  il “Festival do Avante” a Lisbona e il “Festival della Gioventù a Cuba.

 Durante lo stesso periodo comincia a suonare jazz alle jam-session del “Capolinea” a Milano. Nel 1982, trascorre alcuni mesi a New York e  questa esperienza lo porterà definitivamente ad occuparsi di improvvisazione.

Al ritorno dagli Stati Uniti, partecipa ad una tournèe italiana con l’orchestra di GIl Evans, in cui suonano Steve Lacy, Ray Anderson, Lew Soloff ed altri famosi musicisti. Negli anni 1983-84 é in tournèe con Kenny  Wheeler.

 Per tre anni consecutivi (1984-85-86) è primo in una speciale classifica dei bassisti indetta da “Guitar Club”(una pubblicazione specializzata).

Nel 1987 riceve a Ferrara il premio “A. WILLAERT” come migliore musicista dell’anno.

Fra le più importanti collaborazioni: Jimmy Owens, Sam Rivers, Lee  Konitz, Gary Bartz, Bruce Forman,George Cables,Ray Mantilla Mike Melillo,Elliott Zigmund,Claudio Roditi

FABRIZIO SFERRA

Inizia l’attività di batterista di jazz sul finire degli anni ’70 e si afferma man mano sulla scena nazionale collaborando con prestigiosi musicisti italiani e stranieri, fra i quali :  Enrico Pieranunzi, Massimo Urbani, Antonello Salis, Maurizio Giammarco, Pietro Tonolo, Rita Marcotulli, Stefano Battaglia, Chet Baker, Lee Konitz, Mal Waldron, Kenny Wheeler, Toots Thielemans, Paul Bley.

   Significativa l’esperienza dall’83 al ’92 con il pianista Enrico Pieranunzi ed il contrabassista Enzo Pietropaoli ; il loro “Space Jazz Trio” si aggiudica fra l’altro, nell’88 e nell’89, i referendum della critica indetti dalla rivista ” Musica Jazz “, rispettivamente come miglior disco e migliore formazione dell’anno.

   A distanza di dieci anni, nel ’98 e nel ’99, e poi ancora nel 2001 e nel 2003, gli stessi referendum vanno al ” Doctor 3 “, trio creato da Sferra nel ’97, con Danilo Rea al piano e lo stesso Pietropaoli al basso, gruppo che rappresenta fra l’altro, nel gennaio del 2001, il jazz italiano nella storica ” Town Hall ” di New York.

   In tre decenni di attività, molti i festival internazionali ai quali prende parte, fra i quali : Umbria Jazz, Clusone, Ravenna, Roma, Berlino, Francoforte, Colonia, Madrid, Cophenaghen, Nantes, Singapore, Nuova Dheli, Pechino, Chicago, LosAngeles, S.Francisco, Santiago, San Paolo, Buenos Aires.

Oscar Niemeyer [(Rio de Janeiro 15/12/1907 – Rio de Janeiro- 5/12/ 2012)

 auditorium-oscar-niemeyer-ravello

Il legame fra Oscar Niemeyer e la mia Costiera non ha avuto un percorso facile. È stato come uno di quegli amori contrastati che per essere suggellati hanno dovuto attraversare prima mille peripezie, e anche una volta raggiunto l’agognato compimento, i conflitti per definirne la gestione, le appetibili potenzialità di utilizzo  che ne fanno un boccone per troppe bocche continuano ancora oggi a pesare fin quasi a privarlo di un senso di finitezza.
La realizzazione dell’Auditorium a Ravello è stata vissuta dalla maggior parte degli abitanti e di alcuni organismi tutelari del territorio come un tradimento alla tradizionale architettura della Costiera (1), e con il sarcasmo che contraddistingue i costaioli, che è pronto a ravvivarsi ogni volta che essi devono rapportarsi con qualsiasi nuovo elemento, non sono mancate colorite opposizioni per impedire o quanto meno contrastare che il progetto si concretizzasse.
Oggi l’Auditorium “Oscar Niemeyer”, che lo si ami o meno, rappresenta una delle opere di architettura moderna che arricchiscono il patrimonio del Sud, un Sud che troppo spesso si barrica dietro il dito della tradizione per lamentare poi l’immobilità della sua condizione.
Io, nonostante il mio forte legame con le spigolose e ardite linee con l’antica architettura presente in tutta la Costiera, ho provato fin dall’inizio una certa empatia col progetto. Ho visto le sue forme plasmarsi mano a mano. Quel “ rotolone scottex”, uno dei tanti appellativi negativi attribuitogli, dal paese dove vivo mi appariva come la cresta di un’onda che dall’alto collinare di Ravello cercava di restituirsi al mare. A lungo poi, a lavori quasi ultimati, nelle giornate di sole l’ho visto brillare d’argento prima che il bianco candido ne rifinisse l’aspetto definitivo della cupola legandola al nostro oriente.
Oscar Niemeyer non venne mai a Ravello, ma se oggi le controversie che hanno accompagnato il suo progetto sono in parte sedate è  sia perché l’innegabile creatività della sua visione   sia  perché lo studio accurato, benché non fatto sul campo, della topografia dei luoghi dove sarebbe sorta l’opera, non erano dopotutto errati né tantomeno non rispettosi della nostra storia, tanto che oggi è difficile negare la drammaticità spettacolare con cui l’Auditorium s’inserisce nel contesto della Costiera.

Difficile infatti è non essere colpiti dal modo in cui l’ampio spiazzale apre il respiro al degradare delle colline della costa sottostante, e come quelle stesse si ricompongono, quasi fossero dipinte da Cézanne, nell’ampia vetrata su cui curva la cupola che s’inclina scivolando verso il pendio, vetrata che si raddoppia all’interno come un enorme occhio azzurro di mare e di cielo dalla femminile sensualità.
Un’opera che da sé varrebbe un viaggio, quello che Oscar Niemeyer non fece mai se non col genio della sua arte.

(1) http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getcomunicato&id=3915