Oscar Niemeyer [(Rio de Janeiro 15/12/1907 – Rio de Janeiro- 5/12/ 2012)

di lunamareterra

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Il legame fra Oscar Niemeyer e la mia Costiera non ha avuto un percorso facile. È stato come uno di quegli amori contrastati che per essere suggellati hanno dovuto attraversare prima mille peripezie, e anche una volta raggiunto l’agognato compimento, i conflitti per definirne la gestione, le appetibili potenzialità di utilizzo  che ne fanno un boccone per troppe bocche continuano ancora oggi a pesare fin quasi a privarlo di un senso di finitezza.
La realizzazione dell’Auditorium a Ravello è stata vissuta dalla maggior parte degli abitanti e di alcuni organismi tutelari del territorio come un tradimento alla tradizionale architettura della Costiera (1), e con il sarcasmo che contraddistingue i costaioli, che è pronto a ravvivarsi ogni volta che essi devono rapportarsi con qualsiasi nuovo elemento, non sono mancate colorite opposizioni per impedire o quanto meno contrastare che il progetto si concretizzasse.
Oggi l’Auditorium “Oscar Niemeyer”, che lo si ami o meno, rappresenta una delle opere di architettura moderna che arricchiscono il patrimonio del Sud, un Sud che troppo spesso si barrica dietro il dito della tradizione per lamentare poi l’immobilità della sua condizione.
Io, nonostante il mio forte legame con le spigolose e ardite linee con l’antica architettura presente in tutta la Costiera, ho provato fin dall’inizio una certa empatia col progetto. Ho visto le sue forme plasmarsi mano a mano. Quel “ rotolone scottex”, uno dei tanti appellativi negativi attribuitogli, dal paese dove vivo mi appariva come la cresta di un’onda che dall’alto collinare di Ravello cercava di restituirsi al mare. A lungo poi, a lavori quasi ultimati, nelle giornate di sole l’ho visto brillare d’argento prima che il bianco candido ne rifinisse l’aspetto definitivo della cupola legandola al nostro oriente.
Oscar Niemeyer non venne mai a Ravello, ma se oggi le controversie che hanno accompagnato il suo progetto sono in parte sedate è  sia perché l’innegabile creatività della sua visione   sia  perché lo studio accurato, benché non fatto sul campo, della topografia dei luoghi dove sarebbe sorta l’opera, non erano dopotutto errati né tantomeno non rispettosi della nostra storia, tanto che oggi è difficile negare la drammaticità spettacolare con cui l’Auditorium s’inserisce nel contesto della Costiera.

Difficile infatti è non essere colpiti dal modo in cui l’ampio spiazzale apre il respiro al degradare delle colline della costa sottostante, e come quelle stesse si ricompongono, quasi fossero dipinte da Cézanne, nell’ampia vetrata su cui curva la cupola che s’inclina scivolando verso il pendio, vetrata che si raddoppia all’interno come un enorme occhio azzurro di mare e di cielo dalla femminile sensualità.
Un’opera che da sé varrebbe un viaggio, quello che Oscar Niemeyer non fece mai se non col genio della sua arte.

(1) http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getcomunicato&id=3915